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Il Cantiere di storie – Sandro Silvestri

In addition to the tools to learn to write and the knowledge of narrative mechanisms, of which I was lacking, in these five years the Cantiere di Storie has taught me to look inside myself through direct comparison with others, freeing myself from the fear of judgment.
It was a slow and gradual process, which is far from being completed, but over the years I believe I have managed to find the strength and courage to speak, and therefore also write about issues that I had always kept inside: fragility, fears, weaknesses and desires which, put on “paper”, have become necessary themes, which it made no sense to conceal, and which instead, thanks to constant encouragement, I understood that they absolutely needed to be explored.
As for me, I understood that the use of the right word is fundamental, but the content is even more so, and often, in order to be able to give the right shape to our thoughts, it is better to work by subtraction, rather than the contrary.
Also, thanks to this slow but incessant self-disclosure, I am learning to trust what I “feel” and to develop such an awareness that has allowed me year after year to add new meanings to what I am doing.

Oltre agli strumenti per imparare a scrivere e la conoscenza dei meccanismi narrativi, di cui ero carente, in questi cinque anni il Cantiere di Storie mi ha insegnato a guardarmi dentro attraverso il confronto diretto con gli altri, liberandomi della paura del giudizio.
È stato un processo lento e graduale, che è ben lontano dall’essere concluso, ma con gli anni credo di essere riuscito a trovare la forza e il coraggio di parlare, e quindi anche scrivere di istanze che mi ero sempre tenuto dentro: fragilità, paure, debolezze e desideri che, messi su “carta”, sono diventati temi necessari, che non aveva alcun senso celare, e che invece, grazie al costante incoraggiamento, ho capito che andavano assolutamente approfonditi.
Per quanto mi riguarda, ho capito che l’uso della parola giusta è fondamentale, ma lo è ancora di più il contenuto, e spesso, per poter riuscire a dare la giusta forma ai nostri pensieri, è meglio lavorare per sottrazione, piuttosto che il contrario.
Inoltre, grazie a questo lento ma incessante disvelamento di me stesso, sto imparando a fidarmi di ciò che “sento” e a sviluppare una consapevolezza tale che mi ha permesso anno dopo anno, di aggiungere nuovi significati a quello che sto facendo.

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